Che numeri sono emersi e quali sono i macro trend del momento?
Negli ultimi anni il mercato del lavoro è stato oggetto di profonde trasformazioni, influenzate da una serie di dinamiche, competenze richieste e fattori determinanti. Attraverso un’innovativa ricerca supportata dall’intelligenza artificiale, abbiamo esaminato più di 30.000 profili aziendali, oltre 43.000 cambi di posizione e 650.000 offerte di lavoro. In particolare, ci siamo concentrati su tre fattori chiave: l’hiring behavior, la great resignation e l’importanza della formazione nel contesto lavorativo.
Gli hiring behavior – Il ponte tra teoria e lavoro effettivo
Il 47% delle offerte di lavoro è dedicato ai profili junior, ma solo il 10% delle assunzioni riguarda questa categoria, mentre il 68% coinvolge profili senior. L’analisi dettagliata mostra un aumento delle competenze richieste e degli anni di esperienza per i profili junior, spingendo le aziende a rivolgersi a figure più esperte. Questa discrepanza evidenzia l’urgente necessità di un collegamento efficace tra la formazione teorica e le esigenze pratiche del mondo del lavoro.
La great resignation – il cambiamento nei paradigmi del lavoro
Tra il 2018 e il 2022, il fenomeno della “great resignation” ha visto un aumento del 41%, coinvolgendo tutte le industrie. Mentre il cambiamento è parziale per i profili mid e senior, è particolarmente marcato nei profili junior, raddoppiando la tendenza al cambio entro i primi due anni dall’assunzione. Questa dinamica richiama l’attenzione sulle strategie aziendali per trattenere i talenti, strategie che ora più che mai devono includere piani formativi adeguati e efficaci.
L’importanza della formazione – l’investimento nell’asset umano
Un sondaggio di Randstad identifica tre elementi chiave considerati dai lavoratori nel cambiare azienda: flessibilità, prospettive di crescita e formazione. L’analisi mostra che una formazione qualificata, certificata o aziendale aumenta significativamente il tempo medio di permanenza in azienda, passando dal 50% al 70%.
Abbiamo riscontrato un aumento del 50% di professionisti che hanno seguito almeno un corso di formazione e l’82% dei dipendenti ritiene importante la riqualificazione e il miglioramento delle proprie competenze, una persona su due è insoddisfatta perché non riceve un’adeguata offerta formativa.
La tipologia di formazione è quindi quanto mai cruciale: corsi generici, spesso autoapprendimento, sembrano predire un imminente cambio di lavoro, mentre corsi di alto livello come quelli offerti da business school mostrano un impatto positivo sulla carriera e sulla retention.
Conclusione
Ciò che emerge è un crescente divario tra la formazione universitaria e le skill richieste dalle aziende, una tendenza dei profili junior a cambiare lavoro entro i primi due anni dall’assunzione e che mentre la formazione di alto livello si erge come uno degli strumenti più efficaci per ridurre il divario tra le aspettative del mercato del lavoro e le competenze acquisite durante la formazione universitaria.