Siamo cresciuti pensando che Cappuccetto Rosso fosse una povera vittima ma ci siamo mai messi nella pelliccia…ehm.. nei panni del lupo? Se fosse lui la vittima sacrificale della fiaba?
E’ sempre stato il lupo, impossibile.
Ok e se invece si trattasse di un triangolo?
Il triangolo di cui parliamo è quello drammatico, descritto per la prima volta da Steven B. Karpman nel 1968, che individua in un campo da gioco triangolare tre posizioni che possiamo assumere in maniera dinamica: vittima, persecutore e salvatore.
Karpman descrive con queste posizioni un modello relazionale disfunzionale in cui il gioco è nei tre vertici del triangolo in cui si trovano:
- la vittima che con la sua posizione riesce a richiamare a sé le attenzioni sia del persecutore che del salvatore (povero me, sono tutti contro di me);
- il salvatore che da buono ritiene di dover salvare qualcuno o qualcosa (ci penso io, metto tutto a posto io);
- il persecutore ipercritico che allontana da sé la responsabilità e la scarica sugli altri (è tutta colpa loro, non mia)
Usciamo un attimo dal mondo delle fiabe.
Quante volte in ambito aziendale abbiamo assistito a dinamiche del genere? Quante volte abbiamo attribuito uno di questi ruoli a capi o collaboratori senza pensare a quale ruolo stavamo agendo? il triangolo spesso non viene considerato ma per uscirne bisogna vederlo e vedersi.
La prossima volta che sei in una dinamica comunicativa complessa, bloccata, prova a fermarti, inquadrala nel triangolo e chiediti: che ruolo sto agendo? Cosa posso fare di diverso per uscire da questo stile disfunzionale?