Spesso, durante le sessioni di Business coaching, è facile ascoltare i coachee scusarsi per aver espresso o dato libero spazio alle emozioni, come se queste dimensioni fossero, ancora, una zona d’ombra che tende ad oscurare la lucentezza della perfezione – irraggiungibile- della leadership.
Eppure le emozioni, più che una zona, rappresentano uno spazio di consapevolezza trasformativa di rilevante potenza nel percorso che vede legati da una partnership il coachee e il suo coach.
Il ‘muoversi dentro’ etimologicamente parlando, trova la sua opportunità, se accolto, accompagnato e metabolizzato, di divenire movimento centrifugo, che sposta il coachee da uno stato di incertezza/tensione all’inclusione di una parte di sé, fatta di sensazioni, desideri, vissuti, ad uno stato di consapevolezza, di azione verso l’esterno allargando lo spettro di espressione di sé.
Le evoluzioni organizzative, in risposta a esigenze di performance al tempo stesso sempre più elevate e veloci, generano una complessità in cui l’agire manageriale è una sfida funambolica che richiede una visione ‘strabica’ ovvero, essere qui ed ora per poter garantire presenza, consapevolezza, gestione dell’imprevisto e allo stesso tempo orientata al futuro per cogliere impatti, rischi e potenziali ostacoli ai propri piani.
Alla capacità di attivare lo strabismo manageriale è necessario associare tenuta emotiva, perseveranza, resilienza, equilibrio, valorizzazione delle parti di sé in maniera integrata e in questo senso, la capacità di cogliere la potente leva che le emozioni offrono per l’evoluzione personale e professionale è essenziale.
Come renderlo possibile in un percorso di coaching?
Voce e accoglienza
Favorire la creazione di un clima di fiducia con una presenza autentica, profonda e caratterizzato da assenza di giudizio consente di dare voce alle emozioni del coachee. La fiducia nelle sue capacità, nell’opportunità di guardarsi in modo diverso cogliendo e accogliendo nuove estensioni dei propri talentiè essenziale affinché questo gli arrivi e possa coglierne la portata.
Corpo e mente
Accompagnare il coachee nel processo di riconoscimento delle proprie emozioni partendo dalla dimensione somatica: il nostro corpo, le nostre emozioni hanno una velocità espressiva siderale rispetto alla cognizione quindi, riuscire a entrare n contatto con ‘cosa sento’ cosa accade al mio corpo, questo cosa mi dice, è elemento di monitoraggio essenziale per poi procedere con l’individuazione dell’esatto stato emotivo che si sta vivendo e l’inserimento di questo in un framework più ampio.
Scanner e inclusione
Ascoltare e ‘scansionare’ le emozioni consente di ‘abbassare’ l’aspettativa che hanno di di ‘sentirsi ascoltate’, è un po’come quando i bambini interrompono continuamente i discorsi degli adulti semplicemente perché vogliono essere ‘visti’, ‘inclusi’ed è sufficiente da parte nostra uno sguardo, un tocco che risponde a questa esigenza, che il livello di richiesta scemi (per poi ritornare ma questo è un tema caldo e conosciuto a noi genitori).
Ascoltare le proprie emozioni, condividerle, identificarle, comprendere come affiorano dal nostro corpo ancor prima che arrivare alla nostra mente sono passi importanti per spostare il loro movimento dall’interno all’esterno.
Il coach che accoglie, favorisce questo passaggio crea la strada per consentire al coachee di veicolare questa carica energetica verso il futuro con una nuova consapevolezza integrata in cui pensiero e emozione sono dimensioni indivisibili e non potenza e debolezza contrapposte e a quel punto il piano di azione ha una forza dirompente.
Avere l’opportunità di osservare e accompagnare il coachee in questo processo è pura emozione.